venerdì, dicembre 31, 2004
da francesco
Grazie di tutti gli auguri che mi sono arrivati da voi. Ricambio di cuore. Quanto al referendum erotico appema indetto sul blog, voto con entusiasmo a favore di entrambe le paia di cosce proposte, quelle matematiche e quelle filosofiche (queste ultime erano sormontate da un volto celtico-veneto di notevole beltà, se ben ricordo, con un gradevole effetto di reciproca legittimazione e valorizzazione dall'alto verso il basso, e viceversa). Tutto ciò destava anche in me un vivo interesse: mi riconosco negli entusiasmi di Jacopo. Ricordo anche l'audace colpo di cattedra; e il ruolo di Gherardo in esso e in altre imprese ai danni della docenza.
Ho una richiesta per Jacopo: in casa sua, lui e Enzo usavano schitarrare un bello e malinconico motivetto musicale, con cantato, e lo facevano in inglese. L'attacco era: "Wherever the flowers have gone ...". Mi ci sono reimbattuto da poco, in una versione in francese per la voce di Marlene Dietrich: "Ou vont toutes les fleurs du monde ...". Come erano le altre strofe in inglese, Jacopo?
Buon anno, Gloriosa! (che si aggiunge, così alla "Gloriosa rivoluzione"; e alle "Tre Gloriose")
Ho una richiesta per Jacopo: in casa sua, lui e Enzo usavano schitarrare un bello e malinconico motivetto musicale, con cantato, e lo facevano in inglese. L'attacco era: "Wherever the flowers have gone ...". Mi ci sono reimbattuto da poco, in una versione in francese per la voce di Marlene Dietrich: "Ou vont toutes les fleurs du monde ...". Come erano le altre strofe in inglese, Jacopo?
Buon anno, Gloriosa! (che si aggiunge, così alla "Gloriosa rivoluzione"; e alle "Tre Gloriose")
domenica, dicembre 26, 2004
Miss "Sezione C" e scherzi vari (da Gherardo)
Ho fatto bene ad andare in pensione (mercoledì scorso ho presentato la domanda) perchè evidentemente il rincoglionimento è galoppante: non ricordo niente dello scherzo che cita Roberto e della vicenda "ristrutturazione della cattedra a fini di visuale" lo ricordo solo perchè Francesco me lo ha raccontato durante il nostro ultimo incontro.
Ricordo invece un altro episodio (ma il mio tormentato iter liceale non mi permette di definire se ero nella "nostra" classe od in un'altra), quello che organizzai per anticipare l'uscita dall'aula all'ora della Paperona che, notoriamente sorda, avrebbe dovuto confondere il suono di una sveglia con quello della campanella.
Portai una sveglia in classe e durante l'ora di inglese il Mattei mi chiese di fargliela vedere: armeggiandoci un pò si rese conto di aver spostato l'ora ed attivato la sveglia, che sarebbe suonata a breve. Cercò di ammollare l'oggetto divenuto pericolosissimo a qualche vicino ma tutti, consapevoli del rischio, se ne guardarono bene dal prenderselo in carico e qui .... partì il suono che Arturo bloccò, ma ormai tardi.
Il Chiti, senza alzare gli occhi dal libro che aveva davanti sibilò: "Quel cretino che ha fatto suonare la sveglia esca !" ed il Mattei uscì.
L'ora successiva (o quella dopo ancora) era quella di Scienze e puntualmente la sveglia suonò 5 minuti prima della fine dell'ora e tutti cominciammo ad alzarci. La Paperona, che non aveva neanche sentito la sveglia (come non sentiva la campanella) capì che l'ora era finita e ci fece uscire: obiettivo raggiunto !
Ciao a tutti e buon 2005 !
PS
Io, fuori dal coro, voto per la supplente di filosofia (2 a 1) forse perchè la matematica mi piaceva e quindi la Falugiani era al di sopra dei pensieri pruriginosi, mentre durante l'ora di filosofia la fantasia volava
Ricordo invece un altro episodio (ma il mio tormentato iter liceale non mi permette di definire se ero nella "nostra" classe od in un'altra), quello che organizzai per anticipare l'uscita dall'aula all'ora della Paperona che, notoriamente sorda, avrebbe dovuto confondere il suono di una sveglia con quello della campanella.
Portai una sveglia in classe e durante l'ora di inglese il Mattei mi chiese di fargliela vedere: armeggiandoci un pò si rese conto di aver spostato l'ora ed attivato la sveglia, che sarebbe suonata a breve. Cercò di ammollare l'oggetto divenuto pericolosissimo a qualche vicino ma tutti, consapevoli del rischio, se ne guardarono bene dal prenderselo in carico e qui .... partì il suono che Arturo bloccò, ma ormai tardi.
Il Chiti, senza alzare gli occhi dal libro che aveva davanti sibilò: "Quel cretino che ha fatto suonare la sveglia esca !" ed il Mattei uscì.
L'ora successiva (o quella dopo ancora) era quella di Scienze e puntualmente la sveglia suonò 5 minuti prima della fine dell'ora e tutti cominciammo ad alzarci. La Paperona, che non aveva neanche sentito la sveglia (come non sentiva la campanella) capì che l'ora era finita e ci fece uscire: obiettivo raggiunto !
Ciao a tutti e buon 2005 !
PS
Io, fuori dal coro, voto per la supplente di filosofia (2 a 1) forse perchè la matematica mi piaceva e quindi la Falugiani era al di sopra dei pensieri pruriginosi, mentre durante l'ora di filosofia la fantasia volava
sabato, dicembre 25, 2004
Due a zero per la Falugiani
Dal primo banco della fila centrale della prima C, dove ero compagno di bamco del Miniati e precedevo Claudio e Gigi Zezza, un altro voto per la Falugiani.
Roberto
P.S. La supplenta aveva un sorriso sicuramente più bello di quello della Falugiani, ma la cosa mi sembrava del tutto irrilevante.
Gherardo aveva già stoffa da leader. Qualcuno ricorda lo scherzo che organizzò il primo aprile, fallito per un soffio, con i compiti della Maria da restituire alle sette del mattino?
Roberto
P.S. La supplenta aveva un sorriso sicuramente più bello di quello della Falugiani, ma la cosa mi sembrava del tutto irrilevante.
Gherardo aveva già stoffa da leader. Qualcuno ricorda lo scherzo che organizzò il primo aprile, fallito per un soffio, con i compiti della Maria da restituire alle sette del mattino?
Aristotile e l'infracoscio
Ricordo la mole, se non I dettagli della supplenta. C’e’ da dire che chiunque ci avessero messo davanti, in eta’ riproduttiva, che non fosse proprio una colpita da dio, poteva essere certa di scatenare, almeno a me, arrapamenti devastanti.
Ancora mi si mozza il fiato al ricordo di un paio di lezioni della Falloppia, che per punizione mi aveva messo li’ sotto, nel primo banco. Tenne le lezioni standomi a cavalcioni, li' sulla seggiolina. Che dico arrapamenti! Esperienze mistiche. Per una donna che non mi piaceva.
La gamba della Fallugia non era il suo forte: tendeva al cilindrico e aveva un che di suino - che mi attizzava.
Ho quindi avuto rapporti praticamente intimi con la Fallux e voto per lei.
Circa la demolizione del banco per poter investigare, con Aristotele, l’infracoscio della supplenta – progetto e direzione lavori Ing. Gherardo Verita’, un leader - ho ricordi fotografici di quella prima manifestazione di piazza. Ricordo anche che poi l’umiliazione del bidello che sollevava la pedana e li’ trovava le macerie e noi con le brache giu’.
La Minicucci penso’ che la demolizione fosse stata effettuata per meglio osservare I dettagli dell’arto meccanico per cui, fumante di furia, non dette seguito alla cosa.
Attutti auguri di un 2005 misericordioso
Jacopo
Ancora mi si mozza il fiato al ricordo di un paio di lezioni della Falloppia, che per punizione mi aveva messo li’ sotto, nel primo banco. Tenne le lezioni standomi a cavalcioni, li' sulla seggiolina. Che dico arrapamenti! Esperienze mistiche. Per una donna che non mi piaceva.
La gamba della Fallugia non era il suo forte: tendeva al cilindrico e aveva un che di suino - che mi attizzava.
Ho quindi avuto rapporti praticamente intimi con la Fallux e voto per lei.
Circa la demolizione del banco per poter investigare, con Aristotele, l’infracoscio della supplenta – progetto e direzione lavori Ing. Gherardo Verita’, un leader - ho ricordi fotografici di quella prima manifestazione di piazza. Ricordo anche che poi l’umiliazione del bidello che sollevava la pedana e li’ trovava le macerie e noi con le brache giu’.
La Minicucci penso’ che la demolizione fosse stata effettuata per meglio osservare I dettagli dell’arto meccanico per cui, fumante di furia, non dette seguito alla cosa.
Attutti auguri di un 2005 misericordioso
Jacopo
La supplente di filosofia
Al tempo della supplente di filosofia venne notato da qualcuno di quelli della C (quarta C) che la classe accanto (terza o quinta?) godeva di una cattedra "aperta" sul davanti.
Durante un intervallo un commando della quarta scambiò le cattedre, permettendo una visione migliore, che ancora oggi Claudio (e non solo lui) ricorda.
Purtroppo la Menicucci, che già si faceva odiare per "i sepolcri" a memoria, tornò col falegname personale, di pomeriggio, e fece "oscurare" la cattedra.
Qualcuno sostiene che la Falugiani (matematica in prima e seconda), non bella, avesse tuttavia gambe migliori.
La supplente di filosofia o la Falugiani?
Votate,,,,,
Però rispetto a Galilei/Aristotele il livello si è un pochino abbassato.
Buone feste a tutti.
Durante un intervallo un commando della quarta scambiò le cattedre, permettendo una visione migliore, che ancora oggi Claudio (e non solo lui) ricorda.
Purtroppo la Menicucci, che già si faceva odiare per "i sepolcri" a memoria, tornò col falegname personale, di pomeriggio, e fece "oscurare" la cattedra.
Qualcuno sostiene che la Falugiani (matematica in prima e seconda), non bella, avesse tuttavia gambe migliori.
La supplente di filosofia o la Falugiani?
Votate,,,,,
Però rispetto a Galilei/Aristotele il livello si è un pochino abbassato.
Buone feste a tutti.
venerdì, dicembre 24, 2004
auguri da claudio
Ho mandato un po' di email a giro. Nel dubbio qualche indirizzo sia sbagliato, o i servers di posta assonnati reitero qui sulla pubblica piazza del gianblog gli auguri ai magnifici della ben più che gloriosa sezione C...E' passato quasi un anno e la comunità "regge". Suppongo che l'occhio "in tralice" della mitica Maria, si volga ancora benevolo verso noi tutti, e magari pure benigno sarà quello della Minicucci (o Menicucci ?). Avete l'oggetto rosso nuovo per l'happy new year ??Ma a proposito di professoresse e di rosso, chi si ricorda quello schianto di supplente di filosofia dalle culotte giustappunto rosse ? il pensiero vola alto...e presagisce un fausto futuro. Per tutti noi.
Un saluto, auguri tasntissimi ed un caldo abbraccio ai "domestic and international alumni".
Claudio
Un saluto, auguri tasntissimi ed un caldo abbraccio ai "domestic and international alumni".
Claudio
giovedì, dicembre 23, 2004
La coda del diavolo
Io I Sepolcri li recitavo tutti di un fiato la mattina mentre mi vestivo, come preghiera per una sufficienza che non arrivava mai. Frammenti affiorano alla mente, come rottami dopo un naufragio.
Santa Croce, per me, era un punto di riferimento a partire dalle elementari fatte in via S. Giuseppe. Concordo con Gherardo: e’ bellissima. Ha anche uno dei falsi piu’ insidiosi: almeno a un’ occhiata dalla piazza e’ davvero difficile dire che il campanile e’ della fine dell’ 800 (esistono foto senza).
Circa l’ aurea magia del medio prop, e’ assai presente in natura e anche all’ Inferno perche’ fa parte della costruzione del pentagono (la sa lunga il Diavolo).
Auguri australi a tutti quelli che sono stati buoni e anche a quelli che sono stati cattivi.
Jacopo
Santa Croce, per me, era un punto di riferimento a partire dalle elementari fatte in via S. Giuseppe. Concordo con Gherardo: e’ bellissima. Ha anche uno dei falsi piu’ insidiosi: almeno a un’ occhiata dalla piazza e’ davvero difficile dire che il campanile e’ della fine dell’ 800 (esistono foto senza).
Circa l’ aurea magia del medio prop, e’ assai presente in natura e anche all’ Inferno perche’ fa parte della costruzione del pentagono (la sa lunga il Diavolo).
Auguri australi a tutti quelli che sono stati buoni e anche a quelli che sono stati cattivi.
Jacopo
domenica, dicembre 19, 2004
Aristotele/Galilei & Magic Moments
Vorrei buttare un pomo della discordia (Galileo od Aristotele) facendo un bridge con i luoghi (o momenti) magici.
Nonostante la mia posizione agnostica ed il mio affetto per la “concretezza” (Metodo Sperimentale Galileiano docet), io penso che se è vero che nessuna forma è perfetta, è anche vero che ci sono forme meno imperfette, ed il cerchio (Aristotele), come la sfera ne fanno parte.
Ma anche fra i “numeri” ce ne sono di meno imperfetti: il numero 3 (Dante) ed in particolare la “DIVINA PROPORZIONE” !
Sulla serie di Fibonacci (inizio XIII secolo) ed il “rapporto aureo”, si trovano infiniti esempi in Natura, e ne dissertarono nel XV secolo Leonardo sulle proporzioni umane, e Brunelleschi sulle proporzioni architettoniche.
Ed eccomi arrivato al bridge con i luoghi magici : appena prima di partire per lo Yucatan (ne sono tornato ieri) ho passato una mattinata in Santa Croce (luogo odiato in gioventù per le palle che mi aveva fatto gonfiare l’odiosa Menicucci cercando, senza riuscirvi, di farmi imparare a memoria I Sepolcri) che, rivisitata dopo tanti anni di assenza da Firenze, ho rivisto in tutt’altra ottica: un posto davvero magico con la “ciliegina” della Cappella dei Pazzi e la sua divin proporzione !
Buon Natale a tutti !
Gherardo
PS
Mi scuso per l’insieme di inesattezze che, buttate lì da un pensionato ex manager e mercante di informatica, possono emergere a seguito della lettura e valutazione critica di tanti compagni liceali, esimi filosofi, matematici od architetti !
Nonostante la mia posizione agnostica ed il mio affetto per la “concretezza” (Metodo Sperimentale Galileiano docet), io penso che se è vero che nessuna forma è perfetta, è anche vero che ci sono forme meno imperfette, ed il cerchio (Aristotele), come la sfera ne fanno parte.
Ma anche fra i “numeri” ce ne sono di meno imperfetti: il numero 3 (Dante) ed in particolare la “DIVINA PROPORZIONE” !
Sulla serie di Fibonacci (inizio XIII secolo) ed il “rapporto aureo”, si trovano infiniti esempi in Natura, e ne dissertarono nel XV secolo Leonardo sulle proporzioni umane, e Brunelleschi sulle proporzioni architettoniche.
Ed eccomi arrivato al bridge con i luoghi magici : appena prima di partire per lo Yucatan (ne sono tornato ieri) ho passato una mattinata in Santa Croce (luogo odiato in gioventù per le palle che mi aveva fatto gonfiare l’odiosa Menicucci cercando, senza riuscirvi, di farmi imparare a memoria I Sepolcri) che, rivisitata dopo tanti anni di assenza da Firenze, ho rivisto in tutt’altra ottica: un posto davvero magico con la “ciliegina” della Cappella dei Pazzi e la sua divin proporzione !
Buon Natale a tutti !
Gherardo
PS
Mi scuso per l’insieme di inesattezze che, buttate lì da un pensionato ex manager e mercante di informatica, possono emergere a seguito della lettura e valutazione critica di tanti compagni liceali, esimi filosofi, matematici od architetti !
martedì, dicembre 14, 2004
La torre e il cerchio (parte seconda)
Nessuna forma è perfetta, o più perfetta delle altre [a differenza di quel che dice Aristotele], anche se direi che dovendo rotolare o far scorrere qualcosa, è meglio ispirarsi ai cerchi che ai triangoli, mentre se voglio fare una carriola, è meglio che, per la parte che conterrà il materiale da trasportare, mi ispiri a un triangolo che non a un cerchio.
Galileo Galilei
Qualche tempo dopo, quando le discussioni sulla Torre di San Niccolò si erano ormai spente e ognuno si teneva la sua opinione, più o meno assurda, il collega tornò un lunedì mattina dicendo che nel fine settimana aveva risolto l’enigma.
Era uscito con la macchina fotografica, come faceva spesso il sabato mattina, e dopo aver fatto un po’ di foto alla Torre aveva attaccato discorso con il posteggiatore della piazzetta lì sotto. Dopo un po’ aveva giudicato che il livello di confidenza fosse sufficiente per esporgli il problema. E il parcheggiatore aveva la soluzione.
-Lei crede di essere il primo che crede di aver sognato? Sa che un pittore è venuto qui qualche tempo fa con l’aria disperata, perché la Torre non era più come l’aveva dipinta lui? Lo avevo visto girare qui intorno per diversi giorni, col naso all’insù, prima che io mi impietosissi e gli chiedessi se cercava qualcosa. E quello : “no, no” , aveva paura di passare per matto!
-E invece?
-E invece è bastato spiegargli che io ho assistito a tutta la trasformazione. Sono venuti qui gli scenografi del Teatro Comunale, una squadra. Hanno usato legno, cartapesta e vernici per cambiare la forma dell’arco più alto, dando l’illusione della pietra che formava un cerchio nero perfetto.
-Ma perché?
-Perché la sera, quando si accendevano le luci della città, in quel cerchio veniva proiettato il pallone da calcio con il simbolo dei mondiali.
In Italia ci sono stati i mondiali di calcio. Lei non li segue?
-No, io faccio il grafico e quando ho tempo faccio il fotografo o il pittore- rispose il collega, che nel frattempo aveva una gran voglia di ridere.
Il Guerrazzi ne “L’assedio di Firenze”, romanzo storico ispirato all’assedio del 1530 (quello di Francesco Ferrucci e del Calcio in costume), per il quale aveva consultato resoconti d’epoca, racconta che dalla Porta di San Niccolò uscì la prima “incamiciata”, cioè una sortita notturna dei fiorentini assediati, che passando dalle “Cinque vie” raggiunsero il “Poggio imperiale” e le truppe assedianti, prendendole di sorpresa “alle spalle”. Le camicie bianche servivano per riconoscersi nel buio, da qui il nome.
La Torre compare anche in “Un altro giro di giostra”, l’ultimo libro di Tiziano Terzani. T. è a New York, dove va a trovare l’amico Nica, fiorentino di nascita, che non potrà più tornare a Firenze.
…Ma Nica voleva parlare di Firenze e così, chissà perché, mi venne da descrivergli una camminata che avremmo potuto fare. Si partì dal Ponte Vecchio, si prese su per l’Erta Canina, poi per via San Leonardo, ci si fermò davanti alla casa dove era vissuto e aveva dipinto Ottone Rosai, e si finì sul viale dei Colli. Io parlavo, dicevo dove si voltava, quel che avevamo davanti, e lui teneva gli occhi socchiusi e sorrideva. Quel gioco, cominciato per caso, divenne il nostro rito.
“Oggi dove si va?” chiedeva appena entravo in casa. E presto si era a passeggiare per Firenze. Una volta si andò così da piazza Torquato Tasso alla Torre di Bellosguardo, dove ci fermammo a goderci una delle più belle viste del mondo. Una volta dal Torrione di Ponte alle Grazie facemmo in salita Le Rampe fino al piazzale Michelangelo. Ma lì trovammo tutti gli autobus carichi di turisti e andammo a sedere alle “Colonne” per bere qualcosa.
Buone passeggiate da Roberto
Galileo Galilei
Qualche tempo dopo, quando le discussioni sulla Torre di San Niccolò si erano ormai spente e ognuno si teneva la sua opinione, più o meno assurda, il collega tornò un lunedì mattina dicendo che nel fine settimana aveva risolto l’enigma.
Era uscito con la macchina fotografica, come faceva spesso il sabato mattina, e dopo aver fatto un po’ di foto alla Torre aveva attaccato discorso con il posteggiatore della piazzetta lì sotto. Dopo un po’ aveva giudicato che il livello di confidenza fosse sufficiente per esporgli il problema. E il parcheggiatore aveva la soluzione.
-Lei crede di essere il primo che crede di aver sognato? Sa che un pittore è venuto qui qualche tempo fa con l’aria disperata, perché la Torre non era più come l’aveva dipinta lui? Lo avevo visto girare qui intorno per diversi giorni, col naso all’insù, prima che io mi impietosissi e gli chiedessi se cercava qualcosa. E quello : “no, no” , aveva paura di passare per matto!
-E invece?
-E invece è bastato spiegargli che io ho assistito a tutta la trasformazione. Sono venuti qui gli scenografi del Teatro Comunale, una squadra. Hanno usato legno, cartapesta e vernici per cambiare la forma dell’arco più alto, dando l’illusione della pietra che formava un cerchio nero perfetto.
-Ma perché?
-Perché la sera, quando si accendevano le luci della città, in quel cerchio veniva proiettato il pallone da calcio con il simbolo dei mondiali.
In Italia ci sono stati i mondiali di calcio. Lei non li segue?
-No, io faccio il grafico e quando ho tempo faccio il fotografo o il pittore- rispose il collega, che nel frattempo aveva una gran voglia di ridere.
Il Guerrazzi ne “L’assedio di Firenze”, romanzo storico ispirato all’assedio del 1530 (quello di Francesco Ferrucci e del Calcio in costume), per il quale aveva consultato resoconti d’epoca, racconta che dalla Porta di San Niccolò uscì la prima “incamiciata”, cioè una sortita notturna dei fiorentini assediati, che passando dalle “Cinque vie” raggiunsero il “Poggio imperiale” e le truppe assedianti, prendendole di sorpresa “alle spalle”. Le camicie bianche servivano per riconoscersi nel buio, da qui il nome.
La Torre compare anche in “Un altro giro di giostra”, l’ultimo libro di Tiziano Terzani. T. è a New York, dove va a trovare l’amico Nica, fiorentino di nascita, che non potrà più tornare a Firenze.
…Ma Nica voleva parlare di Firenze e così, chissà perché, mi venne da descrivergli una camminata che avremmo potuto fare. Si partì dal Ponte Vecchio, si prese su per l’Erta Canina, poi per via San Leonardo, ci si fermò davanti alla casa dove era vissuto e aveva dipinto Ottone Rosai, e si finì sul viale dei Colli. Io parlavo, dicevo dove si voltava, quel che avevamo davanti, e lui teneva gli occhi socchiusi e sorrideva. Quel gioco, cominciato per caso, divenne il nostro rito.
“Oggi dove si va?” chiedeva appena entravo in casa. E presto si era a passeggiare per Firenze. Una volta si andò così da piazza Torquato Tasso alla Torre di Bellosguardo, dove ci fermammo a goderci una delle più belle viste del mondo. Una volta dal Torrione di Ponte alle Grazie facemmo in salita Le Rampe fino al piazzale Michelangelo. Ma lì trovammo tutti gli autobus carichi di turisti e andammo a sedere alle “Colonne” per bere qualcosa.
Buone passeggiate da Roberto
venerdì, dicembre 10, 2004
Magic moments
Roberto, ma lo sai che mi viene in mente di aver osservato la parte alta della porta e di essermi domandato come mai la avevano fatta cosi'? Non ricordo bene i termini e mi viene in mente che potesse esserci traccia evidente di una trasformazione successiva, o di un adattamento del disegno originario. Mah! Controllero' a luglio.
Cio’ che e’ eterno e’ circolare, dici. Lo sospettavo. E infatti il tuo cerchio mi pareva un rosone di chiesa. All’atto pratico, come apertura attraverso la quale buttare di sotto della roba, il cerchio un granche’ non e’: ci ha poco davanzale.
Fu cerchio? Fu magia? Magari!
La moglie dell’ amico era anche lei con voi ? Supponiamo di si: e se una nuvola passeggera avesse nascosto in parte l’arco e la parte residua si fosse – per tutti e tre - autocompletata nella mente come cerchio? Gia’ questa non sarebbe magia da poco. Ma forse la mogliera non c’era e addio nuvola passeggera.
Se non aveste guardato bene quel buco - come pare abbiate fatto - un’altra ipotesi suggestiva avrebbe potuto essere se, aiutata da una sottolineatura della luce, l’astrazione del cerchio avesse prevalso sull’immanenza dell’ arco mormorando antichi incantesimi. Stai a vedere che avevano ragione i fondamenti dell’ architettura classica, per cui c’erano rapporti numerici che parlavano la lingua di dio. Un ordito matematico dell’ universo.
Tutto cio’ potrebbe tradursi, per l’arco della Porta di San Niccolo', in un'attrazione al cerchio forte come le maree.
O che non fosse invece una vostra umana sete di eterno?
Ma ci dici anche che l’amico era impastato di sonno. Mettiamo che la consorte avesse detto di aver visto anche lei il cerchio tanto per non essere da meno (e estranea al milagro - in quanto a vedere la Madonna in Italia non siamo secondi a nessuno), ecco che non ci si interrogherebbe piu’ sulla magia o l’inconscio collettivo, ma sull’ intima natura della mente di Roberto, questa sconosciuta.
E ora una cosa che non c’entra niente; una storia fantastica . Anni orsono, un amico di Volterra, ora defunto, mi raccontava di un tale, di Volterra appunto, noto come “Poche Penne”. Dunque, la storia era questa: Poche Penne aveva raccolto per anni le penne dei polli spennati e via via le aveva pazientemente incollate su un congegno volante di sua progettazione. Completata l’opera, una bella mattina Poche Penne si era presentato in cima alle Balze, attorniato da una folla entusiasta schiamazzante di risa, e aveva indossato il velivolo.
Alla fine, capito che faceva sul serio, i piu’ responsabili lo convinsero – a fatica - a fare Il primo tentativo da uno sprone piu’ basso, se proprio non ne poteva fare a meno.
E di li’ lui salto’. Un frenetico battito d’ali e, in una nuvola di penne, Poche Penne fracasso’ al suolo. Ai primi accorsi, che lo trovarono assai malridotto ma cosciente, fece subito un rapporto tecnico: “poche penne”.
Jacopo
Cio’ che e’ eterno e’ circolare, dici. Lo sospettavo. E infatti il tuo cerchio mi pareva un rosone di chiesa. All’atto pratico, come apertura attraverso la quale buttare di sotto della roba, il cerchio un granche’ non e’: ci ha poco davanzale.
Fu cerchio? Fu magia? Magari!
La moglie dell’ amico era anche lei con voi ? Supponiamo di si: e se una nuvola passeggera avesse nascosto in parte l’arco e la parte residua si fosse – per tutti e tre - autocompletata nella mente come cerchio? Gia’ questa non sarebbe magia da poco. Ma forse la mogliera non c’era e addio nuvola passeggera.
Se non aveste guardato bene quel buco - come pare abbiate fatto - un’altra ipotesi suggestiva avrebbe potuto essere se, aiutata da una sottolineatura della luce, l’astrazione del cerchio avesse prevalso sull’immanenza dell’ arco mormorando antichi incantesimi. Stai a vedere che avevano ragione i fondamenti dell’ architettura classica, per cui c’erano rapporti numerici che parlavano la lingua di dio. Un ordito matematico dell’ universo.
Tutto cio’ potrebbe tradursi, per l’arco della Porta di San Niccolo', in un'attrazione al cerchio forte come le maree.
O che non fosse invece una vostra umana sete di eterno?
Ma ci dici anche che l’amico era impastato di sonno. Mettiamo che la consorte avesse detto di aver visto anche lei il cerchio tanto per non essere da meno (e estranea al milagro - in quanto a vedere la Madonna in Italia non siamo secondi a nessuno), ecco che non ci si interrogherebbe piu’ sulla magia o l’inconscio collettivo, ma sull’ intima natura della mente di Roberto, questa sconosciuta.
E ora una cosa che non c’entra niente; una storia fantastica . Anni orsono, un amico di Volterra, ora defunto, mi raccontava di un tale, di Volterra appunto, noto come “Poche Penne”. Dunque, la storia era questa: Poche Penne aveva raccolto per anni le penne dei polli spennati e via via le aveva pazientemente incollate su un congegno volante di sua progettazione. Completata l’opera, una bella mattina Poche Penne si era presentato in cima alle Balze, attorniato da una folla entusiasta schiamazzante di risa, e aveva indossato il velivolo.
Alla fine, capito che faceva sul serio, i piu’ responsabili lo convinsero – a fatica - a fare Il primo tentativo da uno sprone piu’ basso, se proprio non ne poteva fare a meno.
E di li’ lui salto’. Un frenetico battito d’ali e, in una nuvola di penne, Poche Penne fracasso’ al suolo. Ai primi accorsi, che lo trovarono assai malridotto ma cosciente, fece subito un rapporto tecnico: “poche penne”.
Jacopo
martedì, dicembre 07, 2004
La torre e il cerchio
L’idea di Claudio mi è piaciuta. Provo a descrivere un luogo e giudicherete voi se e’ magico.
Roberto
Qualche anno fa, forse era il 1990, percorrevo di mattina i lungarni in bicicletta, per andare da casa al lavoro, insieme a un collega che era anche vicino di casa.
All’altezza del Ponte alle Grazie, percorrendo il lungarno che va verso la torre della Zecca, si vede bene la torre di San Niccolo’, dall’altra parte dell’Arno. Alta, orlata di merli sulla cima, era una delle porte di accesso alla città, le porte che si aprivano nelle vecchie mura, abbattute nella parte nord, ma quasi intatte a sud, nell’Oltrarno.
La torre, massiccia e imponente per chi veniva verso la città, guardandola dall’interno, da dietro, come la vede chi e’ dall’altra parte dell’Arno e viene dal centro, mostra che il grande arco a sesto acuto, che costituisce la porta vera e propria, e’ sormontato, dall’altra parte, all’interno, da altri due “vuoti” che alleggeriscono la struttura: un altro arco, sovrapposto a quello della porta, e un cerchio sopra ai due archi.
- Che strano- dissi rivolto al collega in bicicletta – non avevo mai notato che il vuoto in alto avesse la forma di un cerchio.
- Neanch’io- fu la laconica risposta del collega, che pedalava ancora pieno di sonno e in quel momento non avrebbe trovato strana neppure una forma a rombo.
Per qualche giorno i discorsi sulla questione finirono lì. Ogni volta che passavo davo un’occhiata distratta a quel cerchio scuro, un buco nero nelle pietre della torre. Poi un giorno, e questa volta ero solo, fermai la bicicletta, frenando all’improvviso, e cercai di tornare indietro, per cambiare l’angolo da cui traguardare il retro della torre, sempre alta, sempre svettante, illuminata dal sole e con il colore che conoscevo da anni, ma la forma no, stavolta c’erano tre arcate sovrapposte l’una all’altra: anche il vuoto piu’ in alto era simile a quelli di sotto, niente cerchi! E allora?
Andai al lavoro pedalando nervoso e veloce fino allo studio e mi misi a cercare le foto di un vecchio servizio su angoli meno noti di Firenze. Dovevano esserci delle foto della torre.
Le foto c’erano, ma nessuna con l’angolatura che mi interessava. Continuai a cercare, nervoso, finche trovai la soluzione: la “pianta della catena”, forse la piu’ antica immagine di Firenze, dove le torri delle porte sono quelle dell’ultima cerchia, tutte alte e merlate, non ancora sbassate e coperte di tegole, come siamo abituati a vederle oggi. Fu ai primi del ‘500 che Clemente VII le fece abbassare, forse per resistere meglio al tiro delle artiglierie, forse solo per coglioneria (come dice il Guerrazzi ne “L’assedio di Firenze”).
Ma fra le torri della pianta della catena ce n’e’ una sola che e’ rimasta uguale ancora oggi, quella di San Niccolo’, vista da dietro, con l’angolatura giusta e con tre arcate sovrapposte: niente cerchi!
Chiesi al collega se per caso ricordava “la faccenda del cerchio nella porta di San Niccolò”, con circospezione, perche’ ormai temevo di averlo sognato.
Macche’ sogno, lo ricordava benissimo anche lui e ne aveva parlato con la moglie, anche lei meravigliata dalla strana impressione di ricordarla in modo diverso.
E allora? Il giorno dopo venne la conferma dal collega che aveva riparlato con la moglie e guardato di nuovo la torre. E via alla ridda della ipotesi.
-Abbiamo fatto in tre lo stesso sogno?
-Abbiamo visto la torre com’era in un passato ormai remoto e ormai ignoto a tutti, ma non nell’inconscio? E qui il collega mi tiro’ fuori Jung e l’inconscio collettivo e un caso di edificio visto da persone diverse com’era in un lontano passato.
-Siamo rimasti vittime di un’illusione ottica, o addirittura di un’allucinazione collettiva? Si conoscono diversi casi “storici” del genere, e si possono citare a richiesta.
- Qualche altra soluzione che non siamo riusciti a pensare, magari piu’ verosimile di queste?
-Mi sono inventato di sana pianta tutta la faccenda, tanto per avere qualcosa da raccontare?
-Volevo qualcosa con cui partecipare al campionato della bugia, che si tiene ogni anno a Le Piastre, in provincia di Pistoia?
Dite la vostra opinione.
P.S. Cito una frase di Aristotele che ho trovato da qualche parte:
“Cio’ che e’ eterno e’ circolare e cio’ che e’ circolare e’ eterno.”
Roberto
Qualche anno fa, forse era il 1990, percorrevo di mattina i lungarni in bicicletta, per andare da casa al lavoro, insieme a un collega che era anche vicino di casa.
All’altezza del Ponte alle Grazie, percorrendo il lungarno che va verso la torre della Zecca, si vede bene la torre di San Niccolo’, dall’altra parte dell’Arno. Alta, orlata di merli sulla cima, era una delle porte di accesso alla città, le porte che si aprivano nelle vecchie mura, abbattute nella parte nord, ma quasi intatte a sud, nell’Oltrarno.
La torre, massiccia e imponente per chi veniva verso la città, guardandola dall’interno, da dietro, come la vede chi e’ dall’altra parte dell’Arno e viene dal centro, mostra che il grande arco a sesto acuto, che costituisce la porta vera e propria, e’ sormontato, dall’altra parte, all’interno, da altri due “vuoti” che alleggeriscono la struttura: un altro arco, sovrapposto a quello della porta, e un cerchio sopra ai due archi.
- Che strano- dissi rivolto al collega in bicicletta – non avevo mai notato che il vuoto in alto avesse la forma di un cerchio.
- Neanch’io- fu la laconica risposta del collega, che pedalava ancora pieno di sonno e in quel momento non avrebbe trovato strana neppure una forma a rombo.
Per qualche giorno i discorsi sulla questione finirono lì. Ogni volta che passavo davo un’occhiata distratta a quel cerchio scuro, un buco nero nelle pietre della torre. Poi un giorno, e questa volta ero solo, fermai la bicicletta, frenando all’improvviso, e cercai di tornare indietro, per cambiare l’angolo da cui traguardare il retro della torre, sempre alta, sempre svettante, illuminata dal sole e con il colore che conoscevo da anni, ma la forma no, stavolta c’erano tre arcate sovrapposte l’una all’altra: anche il vuoto piu’ in alto era simile a quelli di sotto, niente cerchi! E allora?
Andai al lavoro pedalando nervoso e veloce fino allo studio e mi misi a cercare le foto di un vecchio servizio su angoli meno noti di Firenze. Dovevano esserci delle foto della torre.
Le foto c’erano, ma nessuna con l’angolatura che mi interessava. Continuai a cercare, nervoso, finche trovai la soluzione: la “pianta della catena”, forse la piu’ antica immagine di Firenze, dove le torri delle porte sono quelle dell’ultima cerchia, tutte alte e merlate, non ancora sbassate e coperte di tegole, come siamo abituati a vederle oggi. Fu ai primi del ‘500 che Clemente VII le fece abbassare, forse per resistere meglio al tiro delle artiglierie, forse solo per coglioneria (come dice il Guerrazzi ne “L’assedio di Firenze”).
Ma fra le torri della pianta della catena ce n’e’ una sola che e’ rimasta uguale ancora oggi, quella di San Niccolo’, vista da dietro, con l’angolatura giusta e con tre arcate sovrapposte: niente cerchi!
Chiesi al collega se per caso ricordava “la faccenda del cerchio nella porta di San Niccolò”, con circospezione, perche’ ormai temevo di averlo sognato.
Macche’ sogno, lo ricordava benissimo anche lui e ne aveva parlato con la moglie, anche lei meravigliata dalla strana impressione di ricordarla in modo diverso.
E allora? Il giorno dopo venne la conferma dal collega che aveva riparlato con la moglie e guardato di nuovo la torre. E via alla ridda della ipotesi.
-Abbiamo fatto in tre lo stesso sogno?
-Abbiamo visto la torre com’era in un passato ormai remoto e ormai ignoto a tutti, ma non nell’inconscio? E qui il collega mi tiro’ fuori Jung e l’inconscio collettivo e un caso di edificio visto da persone diverse com’era in un lontano passato.
-Siamo rimasti vittime di un’illusione ottica, o addirittura di un’allucinazione collettiva? Si conoscono diversi casi “storici” del genere, e si possono citare a richiesta.
- Qualche altra soluzione che non siamo riusciti a pensare, magari piu’ verosimile di queste?
-Mi sono inventato di sana pianta tutta la faccenda, tanto per avere qualcosa da raccontare?
-Volevo qualcosa con cui partecipare al campionato della bugia, che si tiene ogni anno a Le Piastre, in provincia di Pistoia?
Dite la vostra opinione.
P.S. Cito una frase di Aristotele che ho trovato da qualche parte:
“Cio’ che e’ eterno e’ circolare e cio’ che e’ circolare e’ eterno.”
giovedì, dicembre 02, 2004
Elezioni
"Quest'anno ho votato per i Repubblicani.
I Democratici mi hanno lasciato un sapore cattivo in bocca."
Monica Lewinsky
I Democratici mi hanno lasciato un sapore cattivo in bocca."
Monica Lewinsky