martedì, dicembre 07, 2004
La torre e il cerchio
L’idea di Claudio mi è piaciuta. Provo a descrivere un luogo e giudicherete voi se e’ magico.
Roberto
Qualche anno fa, forse era il 1990, percorrevo di mattina i lungarni in bicicletta, per andare da casa al lavoro, insieme a un collega che era anche vicino di casa.
All’altezza del Ponte alle Grazie, percorrendo il lungarno che va verso la torre della Zecca, si vede bene la torre di San Niccolo’, dall’altra parte dell’Arno. Alta, orlata di merli sulla cima, era una delle porte di accesso alla città, le porte che si aprivano nelle vecchie mura, abbattute nella parte nord, ma quasi intatte a sud, nell’Oltrarno.
La torre, massiccia e imponente per chi veniva verso la città, guardandola dall’interno, da dietro, come la vede chi e’ dall’altra parte dell’Arno e viene dal centro, mostra che il grande arco a sesto acuto, che costituisce la porta vera e propria, e’ sormontato, dall’altra parte, all’interno, da altri due “vuoti” che alleggeriscono la struttura: un altro arco, sovrapposto a quello della porta, e un cerchio sopra ai due archi.
- Che strano- dissi rivolto al collega in bicicletta – non avevo mai notato che il vuoto in alto avesse la forma di un cerchio.
- Neanch’io- fu la laconica risposta del collega, che pedalava ancora pieno di sonno e in quel momento non avrebbe trovato strana neppure una forma a rombo.
Per qualche giorno i discorsi sulla questione finirono lì. Ogni volta che passavo davo un’occhiata distratta a quel cerchio scuro, un buco nero nelle pietre della torre. Poi un giorno, e questa volta ero solo, fermai la bicicletta, frenando all’improvviso, e cercai di tornare indietro, per cambiare l’angolo da cui traguardare il retro della torre, sempre alta, sempre svettante, illuminata dal sole e con il colore che conoscevo da anni, ma la forma no, stavolta c’erano tre arcate sovrapposte l’una all’altra: anche il vuoto piu’ in alto era simile a quelli di sotto, niente cerchi! E allora?
Andai al lavoro pedalando nervoso e veloce fino allo studio e mi misi a cercare le foto di un vecchio servizio su angoli meno noti di Firenze. Dovevano esserci delle foto della torre.
Le foto c’erano, ma nessuna con l’angolatura che mi interessava. Continuai a cercare, nervoso, finche trovai la soluzione: la “pianta della catena”, forse la piu’ antica immagine di Firenze, dove le torri delle porte sono quelle dell’ultima cerchia, tutte alte e merlate, non ancora sbassate e coperte di tegole, come siamo abituati a vederle oggi. Fu ai primi del ‘500 che Clemente VII le fece abbassare, forse per resistere meglio al tiro delle artiglierie, forse solo per coglioneria (come dice il Guerrazzi ne “L’assedio di Firenze”).
Ma fra le torri della pianta della catena ce n’e’ una sola che e’ rimasta uguale ancora oggi, quella di San Niccolo’, vista da dietro, con l’angolatura giusta e con tre arcate sovrapposte: niente cerchi!
Chiesi al collega se per caso ricordava “la faccenda del cerchio nella porta di San Niccolò”, con circospezione, perche’ ormai temevo di averlo sognato.
Macche’ sogno, lo ricordava benissimo anche lui e ne aveva parlato con la moglie, anche lei meravigliata dalla strana impressione di ricordarla in modo diverso.
E allora? Il giorno dopo venne la conferma dal collega che aveva riparlato con la moglie e guardato di nuovo la torre. E via alla ridda della ipotesi.
-Abbiamo fatto in tre lo stesso sogno?
-Abbiamo visto la torre com’era in un passato ormai remoto e ormai ignoto a tutti, ma non nell’inconscio? E qui il collega mi tiro’ fuori Jung e l’inconscio collettivo e un caso di edificio visto da persone diverse com’era in un lontano passato.
-Siamo rimasti vittime di un’illusione ottica, o addirittura di un’allucinazione collettiva? Si conoscono diversi casi “storici” del genere, e si possono citare a richiesta.
- Qualche altra soluzione che non siamo riusciti a pensare, magari piu’ verosimile di queste?
-Mi sono inventato di sana pianta tutta la faccenda, tanto per avere qualcosa da raccontare?
-Volevo qualcosa con cui partecipare al campionato della bugia, che si tiene ogni anno a Le Piastre, in provincia di Pistoia?
Dite la vostra opinione.
P.S. Cito una frase di Aristotele che ho trovato da qualche parte:
“Cio’ che e’ eterno e’ circolare e cio’ che e’ circolare e’ eterno.”
Roberto
Qualche anno fa, forse era il 1990, percorrevo di mattina i lungarni in bicicletta, per andare da casa al lavoro, insieme a un collega che era anche vicino di casa.
All’altezza del Ponte alle Grazie, percorrendo il lungarno che va verso la torre della Zecca, si vede bene la torre di San Niccolo’, dall’altra parte dell’Arno. Alta, orlata di merli sulla cima, era una delle porte di accesso alla città, le porte che si aprivano nelle vecchie mura, abbattute nella parte nord, ma quasi intatte a sud, nell’Oltrarno.
La torre, massiccia e imponente per chi veniva verso la città, guardandola dall’interno, da dietro, come la vede chi e’ dall’altra parte dell’Arno e viene dal centro, mostra che il grande arco a sesto acuto, che costituisce la porta vera e propria, e’ sormontato, dall’altra parte, all’interno, da altri due “vuoti” che alleggeriscono la struttura: un altro arco, sovrapposto a quello della porta, e un cerchio sopra ai due archi.
- Che strano- dissi rivolto al collega in bicicletta – non avevo mai notato che il vuoto in alto avesse la forma di un cerchio.
- Neanch’io- fu la laconica risposta del collega, che pedalava ancora pieno di sonno e in quel momento non avrebbe trovato strana neppure una forma a rombo.
Per qualche giorno i discorsi sulla questione finirono lì. Ogni volta che passavo davo un’occhiata distratta a quel cerchio scuro, un buco nero nelle pietre della torre. Poi un giorno, e questa volta ero solo, fermai la bicicletta, frenando all’improvviso, e cercai di tornare indietro, per cambiare l’angolo da cui traguardare il retro della torre, sempre alta, sempre svettante, illuminata dal sole e con il colore che conoscevo da anni, ma la forma no, stavolta c’erano tre arcate sovrapposte l’una all’altra: anche il vuoto piu’ in alto era simile a quelli di sotto, niente cerchi! E allora?
Andai al lavoro pedalando nervoso e veloce fino allo studio e mi misi a cercare le foto di un vecchio servizio su angoli meno noti di Firenze. Dovevano esserci delle foto della torre.
Le foto c’erano, ma nessuna con l’angolatura che mi interessava. Continuai a cercare, nervoso, finche trovai la soluzione: la “pianta della catena”, forse la piu’ antica immagine di Firenze, dove le torri delle porte sono quelle dell’ultima cerchia, tutte alte e merlate, non ancora sbassate e coperte di tegole, come siamo abituati a vederle oggi. Fu ai primi del ‘500 che Clemente VII le fece abbassare, forse per resistere meglio al tiro delle artiglierie, forse solo per coglioneria (come dice il Guerrazzi ne “L’assedio di Firenze”).
Ma fra le torri della pianta della catena ce n’e’ una sola che e’ rimasta uguale ancora oggi, quella di San Niccolo’, vista da dietro, con l’angolatura giusta e con tre arcate sovrapposte: niente cerchi!
Chiesi al collega se per caso ricordava “la faccenda del cerchio nella porta di San Niccolò”, con circospezione, perche’ ormai temevo di averlo sognato.
Macche’ sogno, lo ricordava benissimo anche lui e ne aveva parlato con la moglie, anche lei meravigliata dalla strana impressione di ricordarla in modo diverso.
E allora? Il giorno dopo venne la conferma dal collega che aveva riparlato con la moglie e guardato di nuovo la torre. E via alla ridda della ipotesi.
-Abbiamo fatto in tre lo stesso sogno?
-Abbiamo visto la torre com’era in un passato ormai remoto e ormai ignoto a tutti, ma non nell’inconscio? E qui il collega mi tiro’ fuori Jung e l’inconscio collettivo e un caso di edificio visto da persone diverse com’era in un lontano passato.
-Siamo rimasti vittime di un’illusione ottica, o addirittura di un’allucinazione collettiva? Si conoscono diversi casi “storici” del genere, e si possono citare a richiesta.
- Qualche altra soluzione che non siamo riusciti a pensare, magari piu’ verosimile di queste?
-Mi sono inventato di sana pianta tutta la faccenda, tanto per avere qualcosa da raccontare?
-Volevo qualcosa con cui partecipare al campionato della bugia, che si tiene ogni anno a Le Piastre, in provincia di Pistoia?
Dite la vostra opinione.
P.S. Cito una frase di Aristotele che ho trovato da qualche parte:
“Cio’ che e’ eterno e’ circolare e cio’ che e’ circolare e’ eterno.”
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