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sabato, ottobre 21, 2006

Facciamo a pezzi Francesco? 

No, via, per questa volta no. Non per l’affetto tra non molto cinquantennale che mi lega a lui, ma perche’ mi pare abbia ragione. Mi viene da aggiungere: quando mai I motivi di conflitto hanno avuto a che vedere con le verita’ scientifiche? Appena si va un passo piu’ in la’ delle misurazioni di cio’ che fa la pallina sul piano inclinato, ci si stacca dagli ultimi ormeggi della realta’ condivisibile e si entra nel grande mare dell’ interpretazione soggettiva di cio’ che ci circonda.
In questo senso, a una coscienza laica – priva cioe’ di fedi o parole di dio da mettere su un livello diverso da tutto il resto – le guerre di religione non appaiono molto differenti - o separate - da scontri tra sistemi politici e sociali diversi, o piu’ in generale da conflitti per diversita’ di opinioni (ad es. “questo territorio e’ mio perche’ secoli orsono fu colonizzato dalla mia gente”/“No, e’ mio perche’ e’ di qua’ dal versante della montagna”).
Agli occhi miei (e direi di Mr. Harris) il farmacista benthamiano di Francesco differisce da un Ayatollah incazzato non perche' il primo senta cio’ che crede vero meno vero di quanto il secondo senta le rivelazioni della sua fede, ma perche' le opinioni del farmacista si basano su un approccio conoscitivo che parte dal basso, dall’ esperienza, mentre il difensore della fede parte da sopra, da una verita’ rivelata. Le opinioni del farmacista tengono conto di una molteplicita’ di fattori (tra cui il tempo); quelle dell’ Ayatollah sono univoche e immutabili. Il primo ha assai piu’ probabilita’ del secondo di mantenere apertura conoscitiva, flessibilita’ di giudizio e capacita’ di tolleranza.
Ma l’univocita’ e l’immutabilita’ non appartengono solo ai dettami della fede. Interessante notare come le ideologie che hanno caratterizzato il secolo passato nelle societa' occidentali, benche’ perlopiu’ originate da letture del reale (sistemi filosofici, ecc.), abbiano teso a incancrenirsi in fissi dogmi. E, per un’altra via, risiamo a Got mit uns.
Se si ammette che la realta’ che vediamo sia la stessa (un atto di fede, ma non di per se’ una fede), allora il fatto che ciascuno di noi pensa di aver ragione ci mettera’ sempre nei casini.
Penso che dentro ciascuno di noi ululi, o sonnecchi un lupo - come disse lo zio del farmacista di Francesco - e che se il lupo galoppa in groppa a qualche dio, non ci sia da aspettarsi niente di buono.
Diversamente da quel che scrive Mr. Harris, penso che “se mai le guerre di religione ci appariranno impensabili…” (come nell' occidente sviluppato sembra essere per lo piu' gia' successo) vorra’ solo dire che i nostri schemi etici si saranno aggiornati - col dovuto ritardo - e che non ci scanneremo piu’ per il trionfo della fede; non che la finiremo di scannarci perche’ l’avremo fatta finita di guardare alla realta’ attraverso un occhio di vetro.
I "demoni...[che]...si annidano nella mente" sembrano essere strutturali alla natura umana. Non ho fede; e neppure tanta fiducia.

Vostro
Ahab

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