martedì, luglio 11, 2006
Italia, Italia?
Non voglio sciupare la festa a nessuno, ma lasciatemi emettere un grugnito: mi son ritrovato irritato dal facile scivolone nel patriottismo vacuo e trombettiere di un paese cui manca il senso della comunita'. Come sarebbe? Improvvisamente i cuori battono, gli occhi si inumidiscono? Ma per che cosa? Non mi ricordavo che in Italia ci si volesse tutto questo bene.
Un'amica a telefono poco fa' mi citava un autore sudamerico di cui non ricordo il nome: "l'unica patria e' l'infanzia". Come e' vero! Ma davvero nella limacciosa/minacciosa insalata mista italiana condividiamo il brodo primordiale dell'infanzia? Mi pareva di aver capito di no. Mi saro' sbagliato.
Non fraintendetemi, non e' mia intenzione far il serio e ricordare a chi tromba che sara' polvere. Mi sarabbe piaciuto poter godere della vittoria dell' Italia riconoscendomi quasi per gioco nel comune inprinting della ribollita primordiale - un'aria di famiglia - ma non e' stato cosi'. Alla fine del match (dalla ripresa in poi bruttino assai), tra strombazzii di clacson e di garruli commentatori televisivi, la flatulenza delle cazzate soddisfatte e del siamo fratelli dell'ultim'ora mi ha sbattuto un' usciata in faccia: nessuna compartecipazione era possibile. Nulla condivido col razzismo della provincia, coi fremiti nati spesi, col riesumato senso di unita' contro qualcun'altro. Ragazzine che vociavano offese ai francesi prive di qualunque ironia. Un fittizio orgoglio patrio (per un gioco) che ammazzava il piacere del gioco. Che palle!
Oggi piu' di sempre mi sento cittadino del mondo; il fatto che io sia cittadino di un altro paese e' effetto di questo, non causa. Nello specifico, sono capace di con-passione con gente semplice e onesta di ogni dove, ma non particolarmente per gli esiti sconcertanti del mondo che occupa oggi i confini geografici della mia infanzia.
Nell' Italia di oggi, del piccolo e suggestivo mondo in cui sono cresciuto non resta nulla. Le vie scelte sono quelle che nulla mi dicevano gia' allora. La mia patria sono gli uomini di buona volonta'. Sono sicuro che alcuni di loro erano li' attaccati ai clacson in mezzo agli altri e nulla farei per infrangere la loro illusione di una notte.
Alla fine di Italia/Francia io mi sono ritrovato non commosso, freddo, respinto dalla protervia della minuzia umana che affollava la notte.
Nulla importa per me quali emozioni vi abbiano scosso il cuore al gol di Grosso; con voi l'aria di famiglia c'e' e mi e' preziosa. Non vogliatemene per il conato fuori tempo; non lo reggevo piu'.
A presto a bagno nel lampredotto
Ahab
Un'amica a telefono poco fa' mi citava un autore sudamerico di cui non ricordo il nome: "l'unica patria e' l'infanzia". Come e' vero! Ma davvero nella limacciosa/minacciosa insalata mista italiana condividiamo il brodo primordiale dell'infanzia? Mi pareva di aver capito di no. Mi saro' sbagliato.
Non fraintendetemi, non e' mia intenzione far il serio e ricordare a chi tromba che sara' polvere. Mi sarabbe piaciuto poter godere della vittoria dell' Italia riconoscendomi quasi per gioco nel comune inprinting della ribollita primordiale - un'aria di famiglia - ma non e' stato cosi'. Alla fine del match (dalla ripresa in poi bruttino assai), tra strombazzii di clacson e di garruli commentatori televisivi, la flatulenza delle cazzate soddisfatte e del siamo fratelli dell'ultim'ora mi ha sbattuto un' usciata in faccia: nessuna compartecipazione era possibile. Nulla condivido col razzismo della provincia, coi fremiti nati spesi, col riesumato senso di unita' contro qualcun'altro. Ragazzine che vociavano offese ai francesi prive di qualunque ironia. Un fittizio orgoglio patrio (per un gioco) che ammazzava il piacere del gioco. Che palle!
Oggi piu' di sempre mi sento cittadino del mondo; il fatto che io sia cittadino di un altro paese e' effetto di questo, non causa. Nello specifico, sono capace di con-passione con gente semplice e onesta di ogni dove, ma non particolarmente per gli esiti sconcertanti del mondo che occupa oggi i confini geografici della mia infanzia.
Nell' Italia di oggi, del piccolo e suggestivo mondo in cui sono cresciuto non resta nulla. Le vie scelte sono quelle che nulla mi dicevano gia' allora. La mia patria sono gli uomini di buona volonta'. Sono sicuro che alcuni di loro erano li' attaccati ai clacson in mezzo agli altri e nulla farei per infrangere la loro illusione di una notte.
Alla fine di Italia/Francia io mi sono ritrovato non commosso, freddo, respinto dalla protervia della minuzia umana che affollava la notte.
Nulla importa per me quali emozioni vi abbiano scosso il cuore al gol di Grosso; con voi l'aria di famiglia c'e' e mi e' preziosa. Non vogliatemene per il conato fuori tempo; non lo reggevo piu'.
A presto a bagno nel lampredotto
Ahab
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