venerdì, gennaio 06, 2006
Ancora sul nucleare
Da Roberto. Concordo su quanto detto sulla sicurezza. Vorrei aggiungere alcune cose.
Non sono convinto dell'aspetto economico. Una centrale nucleare richiede quindici anni per essere attiva, partendo da zero: siamo sicuri che fra quindici anni i costi saranno a favore del nucleare?
Gli USA, che hanno avuto la loro "quasi Cernobil", non costruiscono più centrali atomiche da parecchi anni.
La Germania, citata nel documento del "Giornale" fra i "furbi" che usano il nucleare, ha una produzione dal "solare" parecchio più alta dell'Italia e di recente ha deciso di rinunciare al nucleare.
La Francia, che ci vende energia prodotta col nucleare, lo trova economicamente conveniente perche' parte dei costi se li addossa l'esercito: il materiale radioattivo che non va bene per le centrali va bene per le bombe atomiche.
Rubbia, citato come campione del nucleare ai tempi del rerendum, e' comparso l'anno scorso in un articolo su Repubblica, dove spiegava che con i nuovi scambiatori terrmici il solare sarebbe gia' competitivo con il petrolio e lo sarebbe ancora di più con il prezzo che continuera' a crescere, purche' si investa nella produzione industriale dei nuovi scambiatori. Risultato: e' stato cacciato dalla presidenza del CNR (Centro Nazionale Ricerche). Forse qualcuno trova piu' conveniente costruire centrali nucleari (magari qualcuno che ci guadagna su).
Il materiale nucleare utilizzabile per le centrali atomiche (nonche' per le bombe) si trova in quantita' sufficienti in ben poche zone del pianeta. Pochi hanno fatto caso che in centro Africa, una delle rare zone ricche di uranio, sono in corso da anni guerre con decine di migliaia di morti, che non fanno notizia, non sono morti occidentali, ma sono zone dove pochi anni fa dominava la Francia e ora, con alterne vicende, stanno penetrando gli USA. Come ci procureremo il materiale nucleare? Fomenteremo delle guerre anche noi?
Delle scorie che ne faremo? Le manderemo nel terzo mondo, a disposizione o facile preda di qualche terrorista che ce le riporterà sotto un'altra forma, tipo cartoni animati (ma ci sarebbe poco da ridere)? Oppure ce le terremo noi per i prossimi diecimila anni, tempo necessario perche' non siano piu' pericolose. Immagino che anche questo sia per l'avvenire dei nostri figli, come dice chi lancia l'appello sul "Giornale". Su l'Espresso nel 2002 (devo aver conservato l'articolo) Umberti Eco citava una ricerca americana, tenuta sotto silenzio, su come comunicare ai posteri che ci sono scorie radioattive in un dato posto: le lingue cambiano e fra qualche migliaio di anni le nostre indicazioni potrebbero esser incomprensibili, come geroglifici egiziani per noi e senza una stele di rosetta. Il problema non venne affatto risolto.
Quando passo davantoi al Duomo di Firenze io, che non sono credente, lo trovo bello. Ma la cosa che mi affascina di piu' e' pensare che ci hanno messo 120 anni per farlo. Significa che chi lo ha cominciato sapeva benissimo che non lo avrebbe mai visto finito. Lo ha fatto per tutti quelli che, come noi, sarebbero venuti dopo. Anche noi vogliamo lasciare qualcosa a quelli che verranno dopo di noi: scorie radioattive?
P.S. Non sto proponendo di rinunciare all'energia. Anche l'eolico puo' dare parecchio e di carbone, che puo' essere reso "pulito" ce n'e' molto piu' che del petrolio (e sparso in molti piu' paesi), si calcola che possa durare ancora per i prossimi duecento anni. Potrebbero essere sufficienti per rendere utilizzabile la fusione nucleare, che la "nonna paperona", era la seconda meta' degli anni Sessanta, diceva che ci avrebbe dato energia di li' a venti o trentanni.
Non sono convinto dell'aspetto economico. Una centrale nucleare richiede quindici anni per essere attiva, partendo da zero: siamo sicuri che fra quindici anni i costi saranno a favore del nucleare?
Gli USA, che hanno avuto la loro "quasi Cernobil", non costruiscono più centrali atomiche da parecchi anni.
La Germania, citata nel documento del "Giornale" fra i "furbi" che usano il nucleare, ha una produzione dal "solare" parecchio più alta dell'Italia e di recente ha deciso di rinunciare al nucleare.
La Francia, che ci vende energia prodotta col nucleare, lo trova economicamente conveniente perche' parte dei costi se li addossa l'esercito: il materiale radioattivo che non va bene per le centrali va bene per le bombe atomiche.
Rubbia, citato come campione del nucleare ai tempi del rerendum, e' comparso l'anno scorso in un articolo su Repubblica, dove spiegava che con i nuovi scambiatori terrmici il solare sarebbe gia' competitivo con il petrolio e lo sarebbe ancora di più con il prezzo che continuera' a crescere, purche' si investa nella produzione industriale dei nuovi scambiatori. Risultato: e' stato cacciato dalla presidenza del CNR (Centro Nazionale Ricerche). Forse qualcuno trova piu' conveniente costruire centrali nucleari (magari qualcuno che ci guadagna su).
Il materiale nucleare utilizzabile per le centrali atomiche (nonche' per le bombe) si trova in quantita' sufficienti in ben poche zone del pianeta. Pochi hanno fatto caso che in centro Africa, una delle rare zone ricche di uranio, sono in corso da anni guerre con decine di migliaia di morti, che non fanno notizia, non sono morti occidentali, ma sono zone dove pochi anni fa dominava la Francia e ora, con alterne vicende, stanno penetrando gli USA. Come ci procureremo il materiale nucleare? Fomenteremo delle guerre anche noi?
Delle scorie che ne faremo? Le manderemo nel terzo mondo, a disposizione o facile preda di qualche terrorista che ce le riporterà sotto un'altra forma, tipo cartoni animati (ma ci sarebbe poco da ridere)? Oppure ce le terremo noi per i prossimi diecimila anni, tempo necessario perche' non siano piu' pericolose. Immagino che anche questo sia per l'avvenire dei nostri figli, come dice chi lancia l'appello sul "Giornale". Su l'Espresso nel 2002 (devo aver conservato l'articolo) Umberti Eco citava una ricerca americana, tenuta sotto silenzio, su come comunicare ai posteri che ci sono scorie radioattive in un dato posto: le lingue cambiano e fra qualche migliaio di anni le nostre indicazioni potrebbero esser incomprensibili, come geroglifici egiziani per noi e senza una stele di rosetta. Il problema non venne affatto risolto.
Quando passo davantoi al Duomo di Firenze io, che non sono credente, lo trovo bello. Ma la cosa che mi affascina di piu' e' pensare che ci hanno messo 120 anni per farlo. Significa che chi lo ha cominciato sapeva benissimo che non lo avrebbe mai visto finito. Lo ha fatto per tutti quelli che, come noi, sarebbero venuti dopo. Anche noi vogliamo lasciare qualcosa a quelli che verranno dopo di noi: scorie radioattive?
P.S. Non sto proponendo di rinunciare all'energia. Anche l'eolico puo' dare parecchio e di carbone, che puo' essere reso "pulito" ce n'e' molto piu' che del petrolio (e sparso in molti piu' paesi), si calcola che possa durare ancora per i prossimi duecento anni. Potrebbero essere sufficienti per rendere utilizzabile la fusione nucleare, che la "nonna paperona", era la seconda meta' degli anni Sessanta, diceva che ci avrebbe dato energia di li' a venti o trentanni.
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