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sabato, marzo 19, 2005

Il sogno sulla piroga 

Rivisitazione australe del sogno (fantastico davvero) di Rob

Luglio 2005. A bordo della waka (piroga), fiorenti wahines (donne) battono l’acqua con le pagaie in un ritmico ondeggiar di poppe e fiori d’ibisco. All’ombra di un tendalino mi sono assopito, cullato dalla cantilena con cui accompagnano la voga. Sto sognando il prof. Tamburini che mi sta dicendo che non sono abbastanza alto e che per questo devo andare in una comunita’ terapeutica.
Nel sogno si infiltra un grido: “terra”. Apro gli occhi: l’idolo intagliato che si erge a prua: ha finalmente smesso di intercalare il borbottio dell’onda con i numeri di Fibonacci e ci avverte che il lungo viaggio e’ al termine.
Capt Cook, mi porge un canocchiale d’ottone; subito riconosco la spiaggia di Vecchiano.
In mezzo a famiglie che tramoggiano immensi piatti di pastasciutta sotto gli ombrelloni, riconosco i volti familiari dei compagni dell’equipaggio con cui navigammo le acque del Terzolle doppiando al fine Maturity Point. Vedo St.C., Franco, Pierluigi e Massimo che stanno leticando perche' nessuno vuole stare in porta. Roberto sta allestendo un plaid per il pranzo; Giovanni e' assopito sotto un ombrellone. Tra due dune, Gherardo sta arrostendo allo spiedo qualcosa che sembra il cane dell’ Agip/2; immediatamente riconosco Fido XII, il cane tripede della Minicucci.
Un aereo traina uno striscione su cui c’e’ un messaggio di Enzo che che informa che non verra’ perche’ il salmastro gli infeltrisce il cachemire.
Paolo sta osservando le nudita’ di una donna stesa al sole che mentalmente compara a quelle della dea che, nella seconda meta’ del secolo scorso, si spogliava e si vestiva come un metronomo in una finestra dirimpetto a camera sua.
Dalla prua del pedalo’ di salvataggio, propulso da St. B. che pedala freneticamente su e giu’ pei cavalloni, Francesco, in divisa da bagnino, osserva preoccupato la massa di bagnanti spazzata dai marosi.
Il grande squalo bianco che ha guidato la waka attraverso gli oceani, attorno al capo e oltre il casello di Gibilterra si concede un meritato ristoro, masticando il cavallo di Claudio che, seduto in un canottino, sta cercando di dissuaderlo sbattendogli il remino d’alluminio sulla testa. Dal bagnasciuga Gigi con due bandierine da segnalazione sta cercando di passarmi l’incognita del giorno, ma l’alfabeto e’ diverso e l’incognita resta incognita.
Ora vi lascio, perche’ lo champagne e’ caldo e devo andare a fare una lamentazione alle femmine che hanno guidato la mia rotta.

Abel Tasman

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