domenica, gennaio 09, 2005
Da Roma-Sidney a Sidney-Roma
Cari amici, o ragazzacci, come dice Jac,
prendo spunto dal racconto di Jac per farne uno anche io, “legato” a quello di Jac per il volo Sydney-Roma via Bangkok (questa volta in senso inverso); ma andiamo con ordine.
Estate 1978
Ero partito dall’Italia in motocicletta assieme a mia moglie a fine luglio, direzione Asia, via terra: passaggio da Trieste, attraversamento della ex-Jugoslavia in direzione Salonicco (per non attraversare la Bulgaria che pretendeva il pagamento di un fee abbastanza elevato) e poi Istanbul e giù giù fino in Iran. Era l’ultimo anno dello Scià (Komeini arrivò nel 1979) ed il viaggio non ebbe problemi.
Ero partito con una Kawasaky 1000, un po’ modificato nella ciclistica per avere una miglior tenuta di strada, con 18 Kg di pezzi di ricambio, con una gomma posteriore da sostituire a metà viaggio ed una piccola carenatura con borse laterali che per l’epoca erano una assoluta novità, datemi in comodato dal produttore con cui avevo anche un accordo di sponsorizzazione a fronte di un reportage fotografico che facesse vedere la moto (con i suoi accessori in evidenza), in posti esotici. Inoltre avevo anche un pacco di lattine di additivo a base di piombo per aumentare gli ottani della benzina reperibile da quelle parti.
Il viaggio di andata e ritorno dall’Iran non ebbe problemi con due eccezioni:
- rimasi fermo ad Istanbul sulla via del ritorno per 3 o 4 giorni per mancanza di benzina (i distributori ne erano sprovvisti)
- trascorsi una giornata al confine fra Turchia e Grecia (all’epoca sull’orlo di una guerra fra loro) senza che nessuno mi dicesse cosa avrebbe dovuto succedere perché io potessi passare (c’è, anzi c’era, un lungo ponte di ferro fra le due sponde).
Al tramonto decisi “o la va o la spacca”: feci 3 o 4 giretti in moto nell’ambito del parcheggio dove ero bloccato per “abituarli” al mio girottolare in moto e poi …. al 4° giretto imboccai a tutto fuoco il ponte catapultandomi direttamente sul territorio greco. Era andata bene !
Mi presi allora qualche giorno di riposo a Santorini dormendo in tenda su una spiaggia libera (anche lì mancava la benzina e gli alberghi saranno stati in tutto meno di cinque) prima di fare l’ultimo sforzo e tornare a “giacca e cravatta del mercante di informatica dell’IBM”.
Arrivato ad Atene parcheggiai la moto sotto al Partenone per la doverosa full immersion artistico/storica ma ...... ahimè, al mio ritorno non c’era più traccia nè della moto, nè ovviamente dei suoi bagagli.
La prima cosa che mi venne in mente (eravamo dotati dei soli pantaloncini corti, maglietta, borsello con soldi e macchina fotografica, ma senza più i rullini scattati per il previsto reportage) fu di andare alla sede IBM (era lì vicino) ove fui gentilmente accolto ed accompagnato e presentato ad un vicino albergo (appena l’IBMmmide mi lasciò solo il tizio dell’albergo volle i soldi anticipati, non essendo dotato di bagagli da lasciare in ostaggio).
La polizia mi disse con franchezza che da quando i “colonnelli” erano stati destituiti si erano formate delle bande di motociclisti che viaggiavano indisturbati senza targa, presumibilmente con moto straniere rubate, ma che sul momento non potevano farci niente.
In sostanza potevo tornare in Italia a piedi e .... cazzi miei !
Andai allora all’Alitalia dove mi fecero gentilmente presente che per i primi due posti disponibili per l’Italia (era circa il 25 agosto) avrei dovuto attendere due settimane. Rimasi tranquillo e mostrai tutto quello di cui disponevo : niente, a parte una carta di credito ed un po’ di contanti.
L’addetto si assento qualche minuto e poi tornò con un coniglio estratto dal cilindro: “domani passa un jumbo Sydney-Bangkok-Roma con scalo tecnico ad Atene”; c’era posto ed anche se non era teoricamente possibile, ci permettevano di imbarcarci. Così avvenne.
Sull’aereo c‘erano tutti e soli Italiani emigrati in Australia che tornavano a trovare i parenti. Erano tutti col maglione, il cappotto e così via, e durante il tragitto Atene-Fiumicino fu un andi-rivieni alla toelette, dove andavano vestiti da inverno da cui tornavano con camice a fiori stile turista USA.
Ed eccoci alla fine della storia, con un classico esempio di italianità.
Sbarcati a Fiumicino si formò una lunga fila, molto più lenta del solito, per le normali formalità doganali. Risalii la fila, (avevo preso gli orari dei “mezzi” per rientrare a casa e volevo cercare di non perderne uno che sarebbe partito di lì a poco), per rendermi conto di tale lentezza: stavano attentamente guardando i libretti sanitari di tutti. Ne chiesi il motivo e mi fu spiegato che sia per i provenienti dall’Australia, sia per i provenienti dalla Tailandia il libretto sanitario era obbligatorio. Mi resi immediatamente conto che anche io avevo avuto il libretto sanitario (necessario per Turchia ed Iran) ma me lo avevano rubato ad Atene e non figurava nella mia denuncia di furto (peraltro scritta in greco moderno, senza alcuna traduzione) anche perché fra Grecia ed Italia non era necessario alcun formalismo sanitario.
Timidamente, per non far incazzare quelli in fila, feci presente a colui che scrutava attentamente uno per uno i libretti sanitari che io, anche se apparentemente impossibile, arrivavo da Atene (tacqui Turchia ed Iran) e non da Australia o Tailandia e quindi ero sprovvisto del libretto sanitario. La risposta, senza neanche guardarmi, fu: “Ah, lei è montato ad Atene ? Allora salti la ringhiera (di sbarramento), e si accomodi pure”.
Gentilissimo e comprensivo, ma per quel che ne sapeva lui avrei anche potuto essere lebbroso” !
PS
Mi fu “abbuonato” il costo dei 18 Kg di pezzi di ricambio rubati assieme alla moto (secondo me sta ancora girando per la Grecia dopo 26 anni) e della carenatura con borse ma ….. non percepii, ovviamente, una sola lira della prevista sponsorizzazione.
Ciao a tutti
Gherardo
prendo spunto dal racconto di Jac per farne uno anche io, “legato” a quello di Jac per il volo Sydney-Roma via Bangkok (questa volta in senso inverso); ma andiamo con ordine.
Estate 1978
Ero partito dall’Italia in motocicletta assieme a mia moglie a fine luglio, direzione Asia, via terra: passaggio da Trieste, attraversamento della ex-Jugoslavia in direzione Salonicco (per non attraversare la Bulgaria che pretendeva il pagamento di un fee abbastanza elevato) e poi Istanbul e giù giù fino in Iran. Era l’ultimo anno dello Scià (Komeini arrivò nel 1979) ed il viaggio non ebbe problemi.
Ero partito con una Kawasaky 1000, un po’ modificato nella ciclistica per avere una miglior tenuta di strada, con 18 Kg di pezzi di ricambio, con una gomma posteriore da sostituire a metà viaggio ed una piccola carenatura con borse laterali che per l’epoca erano una assoluta novità, datemi in comodato dal produttore con cui avevo anche un accordo di sponsorizzazione a fronte di un reportage fotografico che facesse vedere la moto (con i suoi accessori in evidenza), in posti esotici. Inoltre avevo anche un pacco di lattine di additivo a base di piombo per aumentare gli ottani della benzina reperibile da quelle parti.
Il viaggio di andata e ritorno dall’Iran non ebbe problemi con due eccezioni:
- rimasi fermo ad Istanbul sulla via del ritorno per 3 o 4 giorni per mancanza di benzina (i distributori ne erano sprovvisti)
- trascorsi una giornata al confine fra Turchia e Grecia (all’epoca sull’orlo di una guerra fra loro) senza che nessuno mi dicesse cosa avrebbe dovuto succedere perché io potessi passare (c’è, anzi c’era, un lungo ponte di ferro fra le due sponde).
Al tramonto decisi “o la va o la spacca”: feci 3 o 4 giretti in moto nell’ambito del parcheggio dove ero bloccato per “abituarli” al mio girottolare in moto e poi …. al 4° giretto imboccai a tutto fuoco il ponte catapultandomi direttamente sul territorio greco. Era andata bene !
Mi presi allora qualche giorno di riposo a Santorini dormendo in tenda su una spiaggia libera (anche lì mancava la benzina e gli alberghi saranno stati in tutto meno di cinque) prima di fare l’ultimo sforzo e tornare a “giacca e cravatta del mercante di informatica dell’IBM”.
Arrivato ad Atene parcheggiai la moto sotto al Partenone per la doverosa full immersion artistico/storica ma ...... ahimè, al mio ritorno non c’era più traccia nè della moto, nè ovviamente dei suoi bagagli.
La prima cosa che mi venne in mente (eravamo dotati dei soli pantaloncini corti, maglietta, borsello con soldi e macchina fotografica, ma senza più i rullini scattati per il previsto reportage) fu di andare alla sede IBM (era lì vicino) ove fui gentilmente accolto ed accompagnato e presentato ad un vicino albergo (appena l’IBMmmide mi lasciò solo il tizio dell’albergo volle i soldi anticipati, non essendo dotato di bagagli da lasciare in ostaggio).
La polizia mi disse con franchezza che da quando i “colonnelli” erano stati destituiti si erano formate delle bande di motociclisti che viaggiavano indisturbati senza targa, presumibilmente con moto straniere rubate, ma che sul momento non potevano farci niente.
In sostanza potevo tornare in Italia a piedi e .... cazzi miei !
Andai allora all’Alitalia dove mi fecero gentilmente presente che per i primi due posti disponibili per l’Italia (era circa il 25 agosto) avrei dovuto attendere due settimane. Rimasi tranquillo e mostrai tutto quello di cui disponevo : niente, a parte una carta di credito ed un po’ di contanti.
L’addetto si assento qualche minuto e poi tornò con un coniglio estratto dal cilindro: “domani passa un jumbo Sydney-Bangkok-Roma con scalo tecnico ad Atene”; c’era posto ed anche se non era teoricamente possibile, ci permettevano di imbarcarci. Così avvenne.
Sull’aereo c‘erano tutti e soli Italiani emigrati in Australia che tornavano a trovare i parenti. Erano tutti col maglione, il cappotto e così via, e durante il tragitto Atene-Fiumicino fu un andi-rivieni alla toelette, dove andavano vestiti da inverno da cui tornavano con camice a fiori stile turista USA.
Ed eccoci alla fine della storia, con un classico esempio di italianità.
Sbarcati a Fiumicino si formò una lunga fila, molto più lenta del solito, per le normali formalità doganali. Risalii la fila, (avevo preso gli orari dei “mezzi” per rientrare a casa e volevo cercare di non perderne uno che sarebbe partito di lì a poco), per rendermi conto di tale lentezza: stavano attentamente guardando i libretti sanitari di tutti. Ne chiesi il motivo e mi fu spiegato che sia per i provenienti dall’Australia, sia per i provenienti dalla Tailandia il libretto sanitario era obbligatorio. Mi resi immediatamente conto che anche io avevo avuto il libretto sanitario (necessario per Turchia ed Iran) ma me lo avevano rubato ad Atene e non figurava nella mia denuncia di furto (peraltro scritta in greco moderno, senza alcuna traduzione) anche perché fra Grecia ed Italia non era necessario alcun formalismo sanitario.
Timidamente, per non far incazzare quelli in fila, feci presente a colui che scrutava attentamente uno per uno i libretti sanitari che io, anche se apparentemente impossibile, arrivavo da Atene (tacqui Turchia ed Iran) e non da Australia o Tailandia e quindi ero sprovvisto del libretto sanitario. La risposta, senza neanche guardarmi, fu: “Ah, lei è montato ad Atene ? Allora salti la ringhiera (di sbarramento), e si accomodi pure”.
Gentilissimo e comprensivo, ma per quel che ne sapeva lui avrei anche potuto essere lebbroso” !
PS
Mi fu “abbuonato” il costo dei 18 Kg di pezzi di ricambio rubati assieme alla moto (secondo me sta ancora girando per la Grecia dopo 26 anni) e della carenatura con borse ma ….. non percepii, ovviamente, una sola lira della prevista sponsorizzazione.
Ciao a tutti
Gherardo
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