mercoledì, giugno 02, 2004
Un pezzo di una lettera a Francesco
Caro Francesco
Circa il decadimento del mondo, no, ho paura che il buco arcadico dell' Italia Centrale non basti. Anzi, almeno per me, un postaccio codesto, da cui vedere le cose. Venendo qui, mi colpi' subito l'assenza dell' ansia, non la mia, quella della gente di qui in generale. E improvvisamente anche la mia era sparita; finalmente.
Immagino che l'angoscia ci sia anche qui, ma direi parecchia meno. C'e' anche da dire che qui e' una societa' molto piccola (4 milioni). Su un territorio grande come l'Italia. In mezzo al mare.
Circa il disastro ambientale probabile future, io tendo a pensare che, come sempre, a tutto sara' posto mano col dovuto ritardo, in emergenza (in rotta in z. Cesarini propria). Se il tutto possa essere a quel punto ancora rimediabile, non resta che vedere.
D'altra parte, ricordiamoci il clima - giustamente - findimondistico della Guerra Fredda. Non e' che non ci siamo abituati. Come diceva Carmelo Bene "non era la prima volta che si buttava dalla finestra".
I tempi? Vassappitu'. E qui il nodo: hai ragione, sono i figli il problema; la prospettiva e' la loro; dalla mia potrebbe essere tutto da ridere, o da morirne; si potra' sapere.
Ma per i figli, cosa siamo in grado di raccapezzare conta. Non ho una visione positiva della Storia. La cosa in se', non male: un capitombolio nel tempo, un subbuglio come un gas riscaldato; ma dove vada a finire? Non so; sono ateo. Non riesco ad andare oltre dove arrivo con l'analogia. Per analogia, dopo la vita c'e' la morte e non vedo perche' noi, una muffa su un' arancia, dovremmo godere di uno statuto speciale.
Che questo possa riguardare i nostri figli e' possibile, ma magari non inaccettabilmente probabile. Non molto piu' probabile che possa toccare a noi (nel corso dello scampolo). Come sempre, si stara' a vedere.
Pare che le bandiere rosse siano ancora da qualche parte per diversi di voi. Io non sono mai stato marxista. Mi colpiva il fatto che la materia mi sembrasse piuttosto noiosa. Mi ero rassegnato all' idea confortevole che l'unico contributo che potevo dare era di illuminare con la mia presenza l' ambiente circostante.
Tutto il dilemma per me e' emblematizzato da serate a casa di Sandro, allora in B.go Allegri, anni dell' Universita'. Attorno a noi - a lui piu' di me - tutto un fervor di volantinaggi. Almeno una volta qualcuno doveva avercelo anche portato e non gli era piaciuto. Nella sua piccola camera Sandro aveva, attaccato incombente a una parete, un faccione di Marx di un metro per settanta. E diceva: "pare che mi guardi e mi dica: e te che fai? Vai?". Si moriva dal ridere, ma la faccenda un po', di tanto in tanto, lo affliggeva.
Io la vedevo che cambiamento di struttura una sega, qui se non cambia la testa della gente e' un casino. E la testa della gente cambia nel tempo,eccome, ma la qualita' generale sembra restare - nel tempo - piu' o meno la medesima.
Saluti a tutti Jacopo
Circa il decadimento del mondo, no, ho paura che il buco arcadico dell' Italia Centrale non basti. Anzi, almeno per me, un postaccio codesto, da cui vedere le cose. Venendo qui, mi colpi' subito l'assenza dell' ansia, non la mia, quella della gente di qui in generale. E improvvisamente anche la mia era sparita; finalmente.
Immagino che l'angoscia ci sia anche qui, ma direi parecchia meno. C'e' anche da dire che qui e' una societa' molto piccola (4 milioni). Su un territorio grande come l'Italia. In mezzo al mare.
Circa il disastro ambientale probabile future, io tendo a pensare che, come sempre, a tutto sara' posto mano col dovuto ritardo, in emergenza (in rotta in z. Cesarini propria). Se il tutto possa essere a quel punto ancora rimediabile, non resta che vedere.
D'altra parte, ricordiamoci il clima - giustamente - findimondistico della Guerra Fredda. Non e' che non ci siamo abituati. Come diceva Carmelo Bene "non era la prima volta che si buttava dalla finestra".
I tempi? Vassappitu'. E qui il nodo: hai ragione, sono i figli il problema; la prospettiva e' la loro; dalla mia potrebbe essere tutto da ridere, o da morirne; si potra' sapere.
Ma per i figli, cosa siamo in grado di raccapezzare conta. Non ho una visione positiva della Storia. La cosa in se', non male: un capitombolio nel tempo, un subbuglio come un gas riscaldato; ma dove vada a finire? Non so; sono ateo. Non riesco ad andare oltre dove arrivo con l'analogia. Per analogia, dopo la vita c'e' la morte e non vedo perche' noi, una muffa su un' arancia, dovremmo godere di uno statuto speciale.
Che questo possa riguardare i nostri figli e' possibile, ma magari non inaccettabilmente probabile. Non molto piu' probabile che possa toccare a noi (nel corso dello scampolo). Come sempre, si stara' a vedere.
Pare che le bandiere rosse siano ancora da qualche parte per diversi di voi. Io non sono mai stato marxista. Mi colpiva il fatto che la materia mi sembrasse piuttosto noiosa. Mi ero rassegnato all' idea confortevole che l'unico contributo che potevo dare era di illuminare con la mia presenza l' ambiente circostante.
Tutto il dilemma per me e' emblematizzato da serate a casa di Sandro, allora in B.go Allegri, anni dell' Universita'. Attorno a noi - a lui piu' di me - tutto un fervor di volantinaggi. Almeno una volta qualcuno doveva avercelo anche portato e non gli era piaciuto. Nella sua piccola camera Sandro aveva, attaccato incombente a una parete, un faccione di Marx di un metro per settanta. E diceva: "pare che mi guardi e mi dica: e te che fai? Vai?". Si moriva dal ridere, ma la faccenda un po', di tanto in tanto, lo affliggeva.
Io la vedevo che cambiamento di struttura una sega, qui se non cambia la testa della gente e' un casino. E la testa della gente cambia nel tempo,eccome, ma la qualita' generale sembra restare - nel tempo - piu' o meno la medesima.
Saluti a tutti Jacopo
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