lunedì, giugno 14, 2004
Non profit?
Da Roberto: riprendo il discorso sul ‘paradosso di Claudio’ (e di Carletto).
Il poco che ho visto, in un settore maturo come quello della produzione di libri, si sposava bene con la tesi di Claudio (e di Carletto).
Anziani proprietari di vecchie tipografie, come Stianti di S. Casciano, parlavano di profitti del 50% visti in gioventu’, contro il 20% di venti anni fa. Non solo, ma prima di cambiare settore ho fatto in tempo a conoscere piccole realta’ dove l’attivita’ produttiva (stampa o altre parti della produzione libraria) era ormai praticamente senza profitto e serviva (e serve) solo di ‘facciata’ alla vera attivita’ remunerativa, cioe’ alla rendita proveniente dall’affitto di immobili, acquistati dai padri e dagli zii ai tempi d’oro.
Che sviluppo potra’ venire da un sistema dove la rendita da’ un guadagno maggiore della produzione?
Bisogna prendere atto che sono falliti i tentativi di socialismo realizzato, sia perche’ non hanno affatto portato a un maggiore sviluppo delle forze produttive, sia perche’ si sono regolarmente mostrati come antidemocratici ( e la democrazia non e’ un optional, di cui si potra 'eventualmente discutere una volta risolti i problemi economici': questa ultima e’ piu’ o meno la tesi di fondo del partito 'comunista' cinese).
Giustissimo il discorso di Massimo sui ’ limiti’ (intesi come ideali a cui tendere anche quando difficilmente realizzabili)
Preciso percio’ che sento ancora un certo fascino per la ‘bandiera rossa’, perche’ se e’ vero che ha combinato non pochi disastri dove e’ andata al potere, e’ anche vero che ha svolto un ruolo di promozione sociale importante dove e’ stata all’opposizione (e questo e’ proprio il caso che ci riguarda). Nessuno ha regalato nulla: risalgo dai racconti di famiglia ad antenati che al tempo della ‘bellé epoque’ si friggevano le ’piattole’ (bella per chi?) e potrei continuare con altri esempi.
Accettato il mercato come necessita’ per promuovere la produzione, occorre un intervento attivo di tutti gli organismi che possono servire a correggere le storture sociali piu’ gravi da subito e non in un futuro incerto (sindacati, cooperative associazioni e quanto altro, ma stato in primo luogo, per cui la democrazia e’ condizione indispensabile di miglioramento della societa’, e non un optional appunto).
C’e’ un settore di mercato, il terzo settore, ne’ privato ne’ pubblico, il settore del non profit, che e’ in espansione e varrebbe la pena di parlarne. Anzi, chi ne sa qualcosa, potrebbe farne una ‘cartolina sul ‘gianblog’
Per ora ciao a tutti da Roberto
Il poco che ho visto, in un settore maturo come quello della produzione di libri, si sposava bene con la tesi di Claudio (e di Carletto).
Anziani proprietari di vecchie tipografie, come Stianti di S. Casciano, parlavano di profitti del 50% visti in gioventu’, contro il 20% di venti anni fa. Non solo, ma prima di cambiare settore ho fatto in tempo a conoscere piccole realta’ dove l’attivita’ produttiva (stampa o altre parti della produzione libraria) era ormai praticamente senza profitto e serviva (e serve) solo di ‘facciata’ alla vera attivita’ remunerativa, cioe’ alla rendita proveniente dall’affitto di immobili, acquistati dai padri e dagli zii ai tempi d’oro.
Che sviluppo potra’ venire da un sistema dove la rendita da’ un guadagno maggiore della produzione?
Bisogna prendere atto che sono falliti i tentativi di socialismo realizzato, sia perche’ non hanno affatto portato a un maggiore sviluppo delle forze produttive, sia perche’ si sono regolarmente mostrati come antidemocratici ( e la democrazia non e’ un optional, di cui si potra 'eventualmente discutere una volta risolti i problemi economici': questa ultima e’ piu’ o meno la tesi di fondo del partito 'comunista' cinese).
Giustissimo il discorso di Massimo sui ’ limiti’ (intesi come ideali a cui tendere anche quando difficilmente realizzabili)
Preciso percio’ che sento ancora un certo fascino per la ‘bandiera rossa’, perche’ se e’ vero che ha combinato non pochi disastri dove e’ andata al potere, e’ anche vero che ha svolto un ruolo di promozione sociale importante dove e’ stata all’opposizione (e questo e’ proprio il caso che ci riguarda). Nessuno ha regalato nulla: risalgo dai racconti di famiglia ad antenati che al tempo della ‘bellé epoque’ si friggevano le ’piattole’ (bella per chi?) e potrei continuare con altri esempi.
Accettato il mercato come necessita’ per promuovere la produzione, occorre un intervento attivo di tutti gli organismi che possono servire a correggere le storture sociali piu’ gravi da subito e non in un futuro incerto (sindacati, cooperative associazioni e quanto altro, ma stato in primo luogo, per cui la democrazia e’ condizione indispensabile di miglioramento della societa’, e non un optional appunto).
C’e’ un settore di mercato, il terzo settore, ne’ privato ne’ pubblico, il settore del non profit, che e’ in espansione e varrebbe la pena di parlarne. Anzi, chi ne sa qualcosa, potrebbe farne una ‘cartolina sul ‘gianblog’
Per ora ciao a tutti da Roberto
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